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La storia dell'arte

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Pinelli, Antonio 45 occorrenze

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tratto la sua linfa vitale. Ed è dunque a quel contesto temporale originario che occorre risalire per poterla interpretare il più compiutamente

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, conoscere e saper riconoscere quel contenuto può essere essenziale ai fini della comprensione dell’opera e perfino per valutarne a pieno i valori formali.

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senza guerre, eressero un Tempio della Pace, e poiché l’oracolo di Apollo aveva predetto che quel Tempio sarebbe durato fino a quando una vergine non

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di Liechtenstein fece dipingere ad un pittore di genio, forse il boemo Venceslao, quel Ciclo dei Mesi, che è uno dei massimi capolavori del Gotico

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Nato nelle Marche, ma formatosi in quel fervidissimo cantiere del Gotico internazionale che fu l’area lombardo-veneta, Gentile da Fabriano si affermò

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Gesù, che ha per protagonista Ottaviano Augusto. Essa narra che quel dominatore di popoli, fiero del suo immenso potere e della pace che aveva saputo

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, aveva la sua cattedra episcopale), che a quel tempo fu dedicata al Salvatore ed ora conosciamo con il nome di San Giovanni in Laterano, e la Basilica

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sembra essersi ispirato direttamente al vero, utilizzando un modello, ma non c’è dubbio che abbia anche tratto spunto dalla statuaria antica. Quel che

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Cinquecento in Piemonte: una regione che, come abbiamo visto, faceva parte integrante di quel territorio su a pi no che fu uno dei più fervidi

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rispetto alla tavola di Hans Clemer, comunque, deriva dalla rigorosa impostazione prospettica del dipinto, dall’asciutta nudità strutturale di quel manto

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Abbiamo già accennato a quel ripudio delle formule schematiche ed astratte dell’arte bizantina che si configura come un recupero della tradizione

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, sembra resistere a questo processo di bidimensionalizzazione: si tratta di quel catino absidale di color verde, profilato da una foglia dorata, che

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bizantine, esse non mostrano ancora di possedere un saldo e definito ancoraggio al pavimento e i loro piedi sembrano quasi scivolare su quel terreno

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consegna a quel Pietro, di cui i papi romani si proclamano i successori, le chiavi d’oro e d’argento che simboleggiano il «potere di sciogliere e di legare

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caratterizzazione di ciascun ritratto, la solennità delle pose, la calibrata armonia della composizione e la forza illusiva di quel portico marmoreo e

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Quel che più ci interessa in questo contesto, però, è l’espediente prospettico di cui Melozzo si è servito per rendere più magniloquente la propria

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fatto ci risucchia nello spazio del quadro e ci fa sentire anche noi attorno a quel catafalco, partecipi della tragedia della Vergine in lacrime, di

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presso San Satiro a Milano (fig. 117). Bramante nacque presso Urbino e si formò pertanto in un’area profondamente influenzata da quel grande teorico

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orme, coltivando la sobrietà dei costumi e dando vita ad imprese degne di quel memorabile passato. Ciò che fu realizzato da artisti quali Filippo

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parole, cominciò ad affermarsi quel principio moderno per cui nell’opera d’arte il rapporto valore-lavoro non è quantificabile nei termini

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faceva uso di lenti da vista, rifondò il genere della veduta paesistica tardo-seicentesca, aprendo la strada a quel vedutismo settecentesco di cui

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quel tempo nello studio delle figure, ancorché le facesse con assai buon disegno, l’arebbe condotte del tutto perfettissime; ma consumando il tempo

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probabilmente di Vasari, che preferisce mettere in bocca allo scultore quattrocentesco le proprie convinzioni) è la sottolineatura del fatto che quel genere di

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meglio, per la testa di Giuda si sarebbe ispirato «a quella di quel priore tanto importuno e indiscreto». Mentre secondo Vasari, la testa di Cristo fu

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storici. Ma per quel che riguarda i nostri «documenti» più peculiari, la storia dell’arte ha in serbo una metodologia che le è propria: l’attribuzionismo

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in quel periodo stavano cercando un pittore di fama per decorare ad affresco la nuova Cappella dell’incoronata, detta anche di San Brizio, che era

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destreggiarsi tra incarichi di così alto prestigio ci aiuta a sfatare quel radicato mito romantico che tratteggia l’Angelico come un pittore talmente mistico e

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causa delle particolari circostanze di «scarsa visibilità» previste per esse fin dal progetto originario. Infatti, contrariamente a quel che si

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, ma tutti e tre sono stati a suo tempo convincentemente attribuiti a Benozzo, e presentano infatti quel carattere più opaco e «di maniera» che

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«improvvisazione» che caratterizza certe composizioni musicali, ma anche di rifarsi a quel gusto del gesto pittorico estemporaneo, rapido e conciso

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rappresentazioni di un cagnolino che si esibisce davanti al padrone o di un altro che affronta ringhiando un gatto. Ma quel che più ci interessa è la

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Lessing facendola propria. E anche Denis Diderot, ideatore e curatore con D’Alembert di quel monumento del pensiero illuministico che fu l’Encyclopédie

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quel fuggitivo, fatidico istante «che segna il passaggio dell’anima da una passione ad un’altra».

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maggior livello e prestigio. Essa, infatti, è quel tipo di pittura che più si avvicina alla letteratura, in quanto rappresenta favole mitologiche, eventi

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aver svolto un ruolo non indifferente alla nascita delle prime rappresentazioni pittoriche. Ma quel che più c’interessa, in un certo senso, è il

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, la concentrata tensione dell’atto creativo ed il riflesso dell’ammirata reverenza che suscitava, negli altri componenti del gruppo, quel suo

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nelle sue trasformazioni, varianti e adattamenti semantici, è quanto mai indicativa di quel processo di continua rielaborazione, metamorfosi e

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del trasferimento ad Avignone della sede papale. Il Dittamondo fu infatti scritto intorno alla metà del Trecento, e dunque nel pieno di quel periodo

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essere tra i più integri che ci siano pervenuti con questa scena, poiché quel che conta è che la descrizione fornita dall’Alberti corrisponda

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, Municipio. Fig. 42. Henri-Edmond Cross, L'air du soir, 1893-94, Parigi, Musée d'Orsay. contemporanea, sembra porsi fuori del tempo, con quel suo

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da quel genio del Barocco romano nel glorioso teatro architettonico della Basilica di San Pietro in Vaticano: il Baldacchino bronzeo (fig. 48), che

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si sviluppano e proliferano con il Gotico fiorito, mettendo in ombra quel carattere di sostanziale nudità strutturale, caratteristico dell

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rende evidente il peso di quel corpo senza vita, che grava verso il basso e, per dirla con Dante, «come corpo morto cade».

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In Francia, che a quel tempo era il principale centro propulsore della cultura artistica, sorse ben presto un dibattito tra due diverse concezioni

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Palazzo Ducale veneziano, invece, questa logica costruttiva appare rovesciata: la leggerezza è dislocata in basso, in quel grande e buio porticato

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